
Siamo stati ospiti di Monsignor Santo Marcianò Arcivescovo di Cariati-Rossano, presso la sede Di Rossano.
L’Arcivescovo è una persona affabile e cortese, indaffarato in mille cose inerenti la Chiesa ed il suo Uffizio. Tra un’udienza e l’altra, abbiamo rivolto a Sua Eccellenza qualche domanda.
Iniziamo a parlare della Famiglia lasciata sempre più sola ad affrontare le sfide del cambiamento sociale e nel ricoprire il ruolo di “ammortizzatore sociale”.
Arcivescovo, quale è il ruolo della Chiesa nella sopravvivenza della centralità della Famiglia?
Ci rendiamo sempre di più conto che la crisi della famiglia è lo specchio della crisi generale della nostra società: crisi di relazioni, di affetti, di capacità progettuale, di maturità umana. Di fronte a questa il ruolo della Chiesa è anzitutto di carattere educativo; la fragilità dei nostri giovani, la fatica a crescere e uscire da un’eterna adolescenza richiedono uno sforzo educativo. In questo ambito la Chiesa sa di dovere lavorare al fianco di tutte le altre agenzie educative. Accanto a questo vi è un impegno di carattere culturale; la Chiesa sente di dovere difendere la famiglia, cellula fondamentale della società, da una cultura che pensa di poterne fare a meno o addirittura vorrebbe negarne il valore o sostituirla con altri surrogati.
Cristo che parte occupa nella giornata di un giovane?
Al di là di tutte le difficoltà, le crisi e i condizionamenti che i giovani si trovano a vivere, mi rendo conto di come Cristo nella vita di tanti giovani ha un posto davvero centrale. Spesso vediamo nei giovani tanta superficialità, arroganza, disprezzo, tutti sentimenti che sono sempre sintomo di insicurezza. In realtà, al fondo del loro cuore vi è la ricerca di qualcosa di grande e di importante che possa dare senso alla vita; quando un giovane scopre la verità di Cristo, la bellezza della sua presenza, sente che tutte le paure, le insicurezze si dissolvono e Cristo diventa la luce, la forza, il cuore di tutta la sua esistenza. La generosità dei giovani nel rapporto con Cristo è davvero ammirevole.

Cosa si auspica e cosa si aspetta dai giovani della diocesi?
Quando si incontra Gesù la Sua luce risplende anche nei momenti apparentemente bui. La Sua luce ci fa rileggere la storia umana e tutta la nostra esistenza, aiutandoci a pensare che, anche tra le difficoltà, vale la pena di vivere, di camminare, di faticare, di perdonare, di servire gli altri senza pretendere nulla in cambio… Vale la pena di amare. Ma il segreto di tutto questo programma, che sembra umanamente impossibile da attuare, è solo uno: è quel semplice e misterioso incontro con il Signore che ci cambia nel profondo e che diventa la bella notizia da accogliere e da portare. Ai giovani auguro, perciò, di fare esperienza di quell’incontro con Cristo che cambia nel profondo la vita, un incontro che li renda capaci diventare loro stessi testimoni della verità della Parola di Dio, del coraggio di fare con Lui scelte che cambiano la vita, del rispetto della Sua Bellezza che risplende nell’uomo, del privilegio dell’amicizia con Gesù che cresce nella preghiera, della gioia di donare la vita per gli altri, della fede e dell’amore per la Chiesa. Mi auguro che possano davvero diventare testimoni di questa «bella notizia» che è il Signore Gesù, una “notizia” che sconvolge, interroga, ma dà la pace al cuore del mondo e, così, può cambiare il mondo.

La politica sta avvelenando gli animi. Come si pone la Chiesa di fronte a questo fenomeno.
Una politica senza contenuti e senza ideali si riduce a sterile scontro che avvelena i rapporti sociali; questa è l’amara situazione che sempre di più osserviamo anche in chi, di volta in volta, si presenta come “la novità” che pretende di volere cambiare tutto. La Chiesa come tale vuole rimanere fuori dallo scontro politico e difende con convinzione la laicità delle istituzioni. Tuttavia, ai cattolici che si impegnano in politica nelle varie realtà partitiche, la Chiesa chiede di essere da stimolo per una politica che sappia rimettere al centro la dimensione ideale e dei valori, che sappia coinvolgere i cittadini facendoli essere realmente protagonisti della vita sociale e politica, che sappia essere progettuale e offrire, a fronte dei cambiamenti, un progetto economico e sociale che dia risposte alle urgenze del momento. Alla base di questo è necessario che vi sia la formazione di coloro che si impegnano in politica; questo oggi è una carenza imperdonabile alla quale la Chiesa cerca di dare delle riposte con un impegno educativo e formativo serio e costante.
La Chiesa può ancora, secondo lei, avere un ruolo centrale per le generazioni future; se si, in che modo? Oppure che ruolo si vuole ritagliare la Chiesa.
La Chiesa è il luogo dove ogni uomo può incontrare Gesù Cristo. E’ la Chiesa che annuncia Gesù e lo dona come tesoro a tutte le nuove generazioni come in una staffetta che va avanti da oltre duemila anni. Anche oggi la Chiesa ha questo ruolo e non potrà mai rinunciare a questa sua essenza: annunciare a tutti Gesù Cristo salvezza del mondo. E’ evidente che ogni epoca ha le sue sfide e ogni realtà ha le sue caratteristiche specifiche; in alcune epoche e contesti la Chiesa è maggioritaria e ha un certo ruolo anche civile, in altre ha una presenza minoritaria ed è più forte lo slancio missionario. Nella nostra realtà, ormai ampiamente scristianizzata, la Chiesa dovrà avere un sempre maggiore impegno missionario per annunciare, ai tanti che non lo conoscono ancora, il volto di amore di Gesù.

Parliamo un po’ di lei. Quali studi ha fatto?
Dopo la maturità mi sono iscritto alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Messina dove mi sono laureato. Durante il periodo dell’università ho tanto riflettuto sulla mia vita e sulla mia vocazione, così dopo la laurea ho deciso di entrare in Seminario e ho iniziato a Roma il cammino di formazione al Sacerdozio, nel Pontificio Seminario Romano Maggiore. Dopo l’ordinazione Sacerdotale, avvenuta nel 1988, ho continuato a studiare fino al conseguimento del dottorato in Teologia Liturgica.

Ha delle lettura o degli autori che predilige?
Ovviamente leggo molti testi di teologia e di spiritualità, ma leggo anche molte riviste specializzate sia nel campo della teologia che nell’ambito sociale. E’ un aggiornamento continuo senza il quale non potrei svolgere il mio ministero. Uno degli autori che in questi ultimi tempi ho letto tanto è Joseph Ratzinger, il nostro Papa Benedetto che per me è stato un punto di riferimento con la sua riflessione teologica.
Cosa le piace di più in una persona?
La semplicità e la sincerità. Sono le due caratteristiche che mi permettono di entrare subito in sintonia con l’altro. Essere se stessi senza complicazioni ed essere umili, sono le caratteristiche che credo siano fondamentali per la maturità di una persona.

Cosa, invece, se c’è, la irrita?
La superbia e la falsità. E’ il contrario di quello che ho detto prima e credo siano le caratteristiche che rendono misera la personalità di un uomo. E’ chiaro che bisogna, però, sapere andare sempre oltre nei rapporti e capire le sofferenze e le difficoltà che si trovano nel cuore di ogni persona, anche in chi apparentemente sembra più chiuso e arrogante.

Ha degli hobbies particolari?
Sicuramente la lettura è un impegno che prende una buona parte del mio tempo libero. Mi piace molto camminare, godere della natura e dell’incontro spontaneo con gli altri, conoscere nuove culture e nuove realtà.
Arcivescovo dov’è Dio?
«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20) ci ha lasciato detto Gesù. Dio è presente lì dove c’è l’amore vero, la fraternità autentica, la ricerca dell’unità. La Chiesa ha come vocazione l’essere comunità nel nome del Signore, una comunità che vive e testimonia l’amore più grande che viene da Dio. Papa Francesco sta indicando questa strada al nostro mondo, per potere ritrovare Dio: la strada dell’amore e della misericordia.
Ci concediamo, ma prima ci fa il dono di farci visitare la cappella dell’Arcivescovato appena rifatta.
Per ultimo abbiamo assistito anche alla vestizione dei Paramenti Sacri, nella Sacrestia, prima della recita delle preghiere.
