Monaco di Baviera. Mi accoglie nel suo ufficio presso l’Istituto Italiano di cultura seduta alla sua scrivania con indosso la mascherina.

Ci accomodiamo alle poltrone a fianco e data la distanza ci togliamo le mascherine, da sotto la sua mascherina appare un bel sorriso aperto e solare.
Qual è il percorso che ti ha portato all’Istituto Italiano di Cultura di Monaco?
Il percorso inizia dal mio paese Salsomaggiore Terme in provincia di Parma poi arriva a Bologna dove mi sono laureata e ad Edimburgo dove ho fatto l’Erasmus e il mio dottorato per poi approdare a Roma nel 2020 al Ministero degli affari esteri e nell’agosto del 2021 ho preso servizio qui all’Istituto.
Il tuo predecessore dott. Francesco Ziosi è anche dell’Emilia, è un caso o c’è dell’altro?
Sì, penso sia un caso, anche se ci sono diversi aspetti del mio percorso che assomigliano a quelli del mio predecessore.
Quando sei stata nominata direttrice hai pensato a come avrebbe influenzato il covid la tua attività?
Si un pò mi ha dato da pensare, anche se non era la mia preoccupazione principale anche perché io ho preso servizio il 16 agosto e la pandemia c’era già da un anno e allo stesso tempo c’era un’ondata di ottimismo diffuso anche se le informazioni erano di un autunno duro, ma in piena estate l’ottimismo la faceva da padrone ed invece siamo ancora alle prese con la pandemia.

Come si sta vivendo questo periodo all’Istituto?
Per me è un periodo molto particolare un po’ perché per me è la mia prima esperienza all’estero di questo tipo di lavoro. Di conseguenza è tutto nuovo con tante cose da imparare e conoscere e in più la combinazione del covid ha inevitabilmente condizionato la nostra attività. Abbiamo iniziato con tanto ottimismo, sono molto contenta che siamo riusciti a fare eventi in presenza a settembre in quanto era un anno che l’Istituto non faceva tali eventi ed ho visto nelle persone la voglia di volere partecipare ad eventi in presenza. Infatti c’è stata una grande risposta di pubblico, ma poi abbiamo dovuto fermarci.
Quindi è saltata tutta la programmazione?
Certo non è semplice lavorare in quanto bisogna stare dietro alla mutazione degli obblighi delle Ordinanze questo ci fa vivere nell’incertezza e mi crea problemi nell’organizzazione dell’attività e nella programmazione.
Di cosa ti stai occupando con il calendario quasi nullo?
Ho colto l’occasione di occuparmi e concentrarmi sulla gestione amministrativa contabile dell’Istituto che è un aspetto per me del tutto nuovo e che devo imparare.
Ritieni che in questo periodo difficile di pandemia ci sia bisogno di cultura?
Per me la cultura in tutte le sue sfaccettature ed in tutte le sue forme è sempre fondamentale per le persone, poi in questo periodo non solo serve a distrarci, ma fa anche riflettere su cosa vuol dire vivere in certe situazioni, riflettendo su di noi sulla nostra società. Non solo serve, ma c’è anche voglia di cultura.
Come siete messi con il budget?
L’Istituto è sede distaccata del Ministero degli Affari Esteri e come tale è finanziata dal Ministero. In questi ultimi anni abbiamo usato le nostre risorse per far fronte alle esigenze del periodo, come per esempio telecamere, microfoni o abbonamenti a piattaforme di videoconferenze. Ma di questo si è occupato di più il mio predecessore.
Quindi corsi ed eventi online?
Certo i corsi online e l’online in generale ha aiutato molto, ma penso e spero che si ritorni presto agli eventi in presenza ed io mi sto attrezzando in quanto vorrei puntare molto sulla modalità ibrido con la possibilità di avere l’evento in presenza e in contemporanea anche trasmetterlo sulle piattaforme online dando così un servizio in più e la possibilità a quelle persone che non potranno essere presenti di poter seguire in ogni caso l’evento.
Spero non ci sia più bisogno di tornare a fare solo eventi online, ma le tecnologie continueranno senz’altro a rimanere importanti per il nostro lavoro, ad esempio per la creazione di prodotti culturali interamente digitali.
Come ti stai organizzando sulla programmazione e come scegli gli eventi in calendario?
Essendo arrivata da poco ed essendo alla mia prima esperienza non ho ancora una mia linea ben definita, poi sto iniziando a conosce Monaco sto iniziando a conoscere i gusti del posto e a vedere le cose che sono già state fatte per non ripeterle. Per la prima fase sono stata fortunata in quanto ho avuto delle proposte, ne ricevo molte di proposte, ma poi devo fare una scelta e ritengo di essere stata fortunata in quanto ho scelto delle cose che poi hanno funzionato.
In ogni caso il calendario è anche scandito da particolari ricorrenze o eventi. Come per esempio quest’anno cadono i 200 anni della morte di Canova o i 100 anni dalla nascita di Pasolini.
Com’è il tuo rapporto con Monaco?
Mi piacerebbe interagire di più con la città di Monaco che ancora non conosco molto bene. Anche se sono stata a Monaco tre mesi nel 2016 per una ricerca per il dottorato e per l’occasione ho fatto un corso di tedesco alla VHS. Durante quel periodo mi sono fatta un’idea della vita monacense senza restrizioni.
Qual è la tua ambizione per questo incarico? Cosa vorresti lasciare al tuo successore?
Mi piacerebbe continuare ad ampliare le collaborazioni che ha l’Istituto con le istituzioni locali e con i cittadini di monaco.
La mia ambizione fondamentalmente è fare bene il mio lavoro. Si cerca di migliorare sempre, anche proseguendo l’opera di chi ci ha preceduti. Vorrei quindi lasciare l’Istituto al mio successore nelle condizioni migliori affinché quella persona possa continuare nel miglior dei modo questo lavoro.
Da poco c’è stata l’elezione del Presidente della Repubblica si è molto parlato di una “Presidentessa della Repubblica” qual è il tuo pensiero a riguardo?
Io penso che il tempo sia maturo per una donna, ma questo non vuol dire che deve essere perché “donna”, ma perché ha i meriti per esserlo e credo che ci sia più di una donna che può ambire, per le proprie capacità, a ricoprire questo ruolo.
La Direttrice dell’Istituto italiano di cultura è una figura in vista, come vivi questo ruolo?
Sono cosciente che la direttrice dell’istituto è una figura importante, ma io cerco di vivere il mio ruolo nel modo più semplice possibile, mi piace incontrare le persone e do subito del tu e chiedo subito di darmi del tu, questo senza sminuire il ruolo che rappresento. Cerco di vivere le relazioni interpersonali nel modo più normale possibile senza il peso della mia posizione.
Di sicuro avrai letto migliaia di libri, il tuo preferito?
“Il signore degli anelli”. L’ho letto nella mia infanzia e mi ha aperto un mondo. Non so se il più bello, ma sicuramente quello che ho amato di più.
Giovane, occhi profondi, sorriso disarmante, intelligenza vispa e al suo primo incarico di questo tipo.
Come vedi il tuo futuro?
Anche se penso molto al futuro e tendenzialmente non sono una persona che va con la corrente, vedo ancora molte strade davanti a me. Data la natura del lavoro che ho scelto, dovrò essere pronta a cambiare e ad adattarmi a nuovi luoghi e nuove situazioni. Avere nuove sfide mi piace, è una cosa che desidero per la mia vita.
Essere sempre stimolata ed avere sempre nuove cose da affrontare che mi fanno crescere che mi portano ad imparare qualcosa di nuovo. Ho le mie ambizioni, ma non ho necessariamente una visione di cosa voglio essere fra quarant’anni.
Un desiderio?
Dire la fine della pandemia sarebbe scontato e banale, ma a parte questo avrei il desiderio di iniziare a vivere ed esplorare questa città ad iniziare dai suoi musei, che vorrebbe anche dire un inizio di ritorno alla normalità.