Sono giorni che mi è tornato a rimbombare in testa. Ma che fine ha fatto Maddalena? Maddalena Cantarelli.
Sono passati alcuni mesi da quando tutti i media se ne sono occupati, non si parlava d’altro, ma è come se fossero passati anni, decenni. Il mondo dei media divora e trita tutto e quando i loro indici di ascolto iniziano ad avere una piccola flessione in un continuum iniziano a lobotizzarci con una nuova storia e dell’altra, in pochi giorni, se ne perde il sentore ed il ricordo.
Non ci si salvava neanche su YouTube, non c’è stato un solo Youtuber che non si è sentito di farci un video sulla storia, senza dimenticare i post sui vari social in cui si chiedeva di segnalare un qualsiasi avvistamento. Tutti la cercavano. Mafia, polizia, amici, nemici, conoscenti.
Ma ora sembra tutto un lontano ricordo, un rumore lontanissimo. Anche in me il ricordo era scivolato via con il passare dei mesi, fino a quando non trovo nella cassetta delle lettere del giornale un libro: Malarte di Gaia Mencaroni.

E mi è tornato a rimbombare fortissimo nella testa: dove si è nascosta Maddalena Cantarelli con tutti quei soldi? Ed un senso di confuso inizia a pervadermi. Perché mi interessa questa storia?
Ora ho deciso di andare fino in fondo e di rintracciarla. Decido di incontrare l’autrice del libro. Mi metto in contatto telefonico e le chiedo se può concedermi un’intervista non telefonica, ma di persona. Lei vive a Lindau im Bodensee. È impegnata in un tour in Italia ed ha tempo solo il prossimo fine settimana. Preso.
L’intervista è solo una scusa, mi serve per indagare. Andrò a Lindau e subito dopo a Vaduz nel Liechtenstein, dove tutto ha avuto inizio e compimento. Poi la sparizione.
Con me viene Giulia. Arte, soldi, tanti soldi, riciclo di denaro, personaggi famosi e meno famosi. Ma di tutto questa storia sono tre le figure che mi rimangono dentro e che mi accompagnano durante il viaggio. Maddalena Cantarelli, Marco Gatti e Anna Moos. Tutto l’altro è sfumato, quasi inesistente.

Gaia Mencaroni ci aspetta seduta al tavolino del Corner caffè difronte all’entrata del porto di Lindau. La individuo subito anche perché sul tavolino ha una copia del libro.
Diamoci del tu.
Nel libro tu parli di personaggi e fatti famosi della cronaca italiana: Sindona, Riina, Mino Pecorelli, Fontana, lo Ior…
Lei precisa subito che sono fatti inventati o che ha sentito raccontare, legende metropolitane. Quasi a volersi tirare fuori da ogni riscontro reale e a voler mettere le mani avanti. “Io non so niente di riciclo di denaro e se c’è stato io non ho mai notato niente e non ne ho avuto sentore… Faccio una vita tranquilla, qui l’inverno non c’è nessuno. Lotto contro il vento che mi distrugge tutto ciò che lascio sul terrazzo di casa”.
Eppure quello che dice, stride con quanto scritto nel libro con tanto di dovizia di particolari. Di sicuro sa di più di quello che vuole farci credere. Io non sono qui per il riciclo di soldi della mafia o di soldi imboscati del vaticano né tantomeno per indagare sulla morte di Mino Pecorelli, a me interessa di Maddalena, Marco e Anna.
Cerco di capire ancora di più su queste figure, ma lei con il suo accento toscano, pur essendo umbra:
“…vi giuro, di tutto il lavoro di scrittura che ho fatto mi sono rimasti solo questi appunti che è l’unica cosa che consulto saltuariamente, potete prenderli e tenerli, loro, appena il libro è stato pubblicato, sono andati via. Tutti. Mi hanno abbandonata.”

Non è una vera intervista, ma un chiacchierare. Lei ci trascina nella sua vita (a suo dire) monotona di Lindau del suo trascorrere del tempo tra una presentazione fatta al Rathaus di Lindau e le lezioni di italiano impartite al locale liceo.
Marco e Anna riacquistano i loro sogni, mentre Anna ci riesce da sola, Marco ha bisogno di Maddalena. È un caso o è la solita dicotomia uomo-donna?
“Io mi sento Anna Moos o quella che avrei voluto essere…”
Mi prende di sorpresa, non risponde a tono, ma forse sta bleffando ed è un modo come un altro per parlare di ciò che vuole lei. Lo fa per confondermi ancora di più? Me l’ero immaginata camuffata sotto altro personaggio del libro.
“…sì è fatto tardi scusatemi devo andare a prendere mia figlia a scuola, se volete e vi fa piacere potremmo pranzare insieme”.
Volentieri.
“Allora ci vediamo al caffè Collodium in centro”.
Ci dà l’indirizzo e si infila in una stradina di Lindau. Lasciando la mia domanda senza una risposta compiuta. Ci avviamo verso il caffè e ne approfittiamo per fare un giro in centro a Lindau.
Arriviamo prima noi e ci sistemiamo, lei arriva insieme ad una bellissima bimba dai capelli rossi. Livia. Si trasforma in mamma, sembra che voglia mostrarci la sua vita normale e dimostrare una volta di più che lei non centra niente con ciò che racconta nel libro. Che non è autobiografico.

Mentre pranziamo discutiamo di fatti di cronaca accaduti in Italia e del suo prossimo libro ambientato proprio a Lindau. Prima di finire, senza un appiglio logico nel discorso, la butto lì:
Dove si è nascosta Maddalena?
Lei sorride e poi fa il nome di un luogo…
Ah ecco, era il posto più ovvio.
Ma questo non toglie i miei dubbi. Prima di congedarci ci facciamo indicare la via migliore da prendere per andare a Vaduz.

Ci avviamo verso Vaduz. Una volta arrivati troviamo quasi solo cinesi concentrati in un centro piccolissimo attraversato da una via del tutto anonima. Mi viene subito in mente la canzone di Lucio Dalla: …(lei) loro (ha) hanno gli occhi a mandorla… ma cosa vai a fare laggiù? Qui c’è solo un sasso non si vede un casso…
Cinesi dappertutto. Sbucano dai locali turistici, dal museo, pinacoteca, da ogni dove. Arriva il trenino turistico dei bambini ed escono centinaia di cinesi adulti. È impossibile fare una foto senza prenderci dentro un cinese. Sembra la metafora della vita economica odierna. Basta buttare uno sguardo su una qualsiasi etichetta di un prodotto per scoprire che c’è la Cina di mezzo.

Allora cerchiamo di capire ed individuare la galleria nella quale lavorava Maddalena, entriamo nel kunstmuseum Liechtenstein, chiediamo, ma nessuno sembra conoscerla. Alla fine decidiamo di ritornare verso Monaco.

Procediamo in silenzio sull‘autostrada verso Monaco, poche macchine, piove, pensieri ridondanti. Mi sento un Marco qualsiasi, forse anche per me c’è una Maddalena da qualche parte. Quando all’improvviso mi si para davanti la figura di Anna Moos.
Piove. Vedo un‘uscita dell’autostrada, la prendo senza pensarci su, mi avvio verso una strada sterrata e fermo l’auto vicino agli alberi, Giulia con il suo accento romanesco mi chiede: che voi fa?
Fermo l’auto, scendo ed inizio a camminare nella boscaglia sotto la pioggia, mentre Giulia mi osserva dall’auto. Butto fuori un po’di chiuso. Cinque minuti “libero”. Anna, Lindau, Gaia, Vaduz, Maddalena, i cinesi, tanti cinesi forse spuntano anche qui da dietro un albero o un cespuglio allora decido di rientrare in auto e ripartiamo verso Monaco di Baviera.
Francesco G. Blundo