
Augsburg: É alla fine degli anni 50 che i primi cutresi fanno la comparsa ad Augsburg, i primi ad arrivare si trasferiscono dal nord della Germania, da Schwerte vicino Dortmund, per approdare alla NAK (Neue Augsburger Kattunfabrik), fabbrica tessile.
È la fine di settembre del 1961 quando Attilio Porchia, classe 1942, inizia il viaggio verso la Germania, un viaggio che sembra infinito, verso una nazione della quale poco sa, se non che c’è lavoro e che c’è il fratello ad aspettarlo. È il 25 settembre quando approda ad Augsburg. Giusto il tempo per sbrigare le pratiche burocratiche e il 2 ottobre inizia a lavorare alla NAK.
Da dormire lo dà la stessa Kattunfabrik, si dorme tutti alla casa accanto, una casa di legno: “la Baracca” così viene denominata dagli italiani che ci dormono. Ci sono persone di varie parti d’Italia ma quasi tutte del sud, per la maggior parte siciliani, abruzzesi, pugliesi e naturalmente calabresi di varie parti della Calabria, molti di Corigliano Calabro.
Sono gli Schwarzhaarige. Li si nota subito per strada, camminano in gruppo, sono diversi, si vestono diverso e parlano diverso: sono italiani, stranieri.

Attilio è rimasto ad Augsburg fino all’arrivo della cartolina militare. È il 1965 quando si presenta in Italia in caserma e rimarrà al servizio della Patria fino ad aprile del ‘66. Una volta congedato non ritorna in Germania ma si dirige verso Cutro senza alcuna intenzione di ritornare ad Augsburg
Ma nell’estate dello stesso anno succede il fatto che cambia la vita ad Attilio e a molte famiglie cutresi. In quell’estate si presenta a Cutro il responsabile del personale della Kattunfabrik con Don Antonio Disturco e la Dolmetscherin sig.ra Jole Renda, per reclutare manodopera per la Kattunfabrik. Tra gli altri, anche Attilio viene convinto a lasciare la città del “Puttino” e degli “scacchi viventi” per trasferirsi ad Augsburg.
Inizia l’ondata degli emigranti che da Cutro si spostarono ad Augsburg, quegli emigranti con l’odore della campagna addosso con il belato degli agnelli nelle orecchie, con il mare negli occhi, il sole sulla pelle ed il pane nella valigia di cartone. (Ndr il pane di Cutro è dop)
Quasi tutti approdano alla kattunfabrik. Una migrazione che via via diventa sempre più massiccia, intere famiglie seguono da lì a pochi anni il capofamiglia partito in precedenza. Famiglie che non tornano a Cutro per anni. Ma per tutti i cutresi c’è una festa che non si può saltare: è la festa che cade ogni 7 anni in occasione della “Calata du signur i cutru” dal 30 aprile al 3 maggio (Ndr la prossima si svolgerà nel 2016). Per questa ricorrenza tutti i cutresi sparsi per il mondo ritornano al paese.
Alla Kattunfabrik ci si entra con occhi impauriti ma anche speranzosi, occhi che cercano un riscatto. Molti di loro negli anni a venire iniziano a “scendere” in Italia con macchine sempre più grandi e potenti: il simbolo del successo: “io ce l’ho fatta”.
La presenza dei cutresi inizia a crescere fino a contare alcune migliaia di persone tanto che negli anni settanta “Salvatore” inizia con il suo furgone a fare la spola tra l’Italia e Augsburg portando pacchi e generi alimentari da un posto all’altro.
Negli anni a venire alcuni iniziano a lasciare la Nak per lavorare in altri settori o per intraprendere nuovi mestieri e attività in proprio, come Raffaele Dragone che nel ‘64 lascia la fabbrica per aprire un ristorante con i figli Rosario, Antonio e Francesco, un ristorante che ancora oggi è attivo ed è gestito da Antonio e dal fratello Enzo.

Altri cutresi hanno intrapreso attività in proprio, per la maggior parte in gastronomia. Oggi possiamo trovare tra gli altri i cugini Della Rovere, proprietari di un negozio per la vendita e manutenzione di macchine da caffè, Giovanni De Luca, proprietario di un ristorante, ma anche le nuove generazioni ormai integrate nella società tedesca, come i figli dei Dragone in altri ristoranti, o Gerardo figlio di Attilio proprietario del locale “Trattoria La Casa Vecchia”.

Alla fine degli anni novanta inizia un lento rientro verso l’Italia, non verso Cutro bensì verso Reggio Emilia dove già da alcuni anni altri cutresi si sono stabiliti e hanno iniziato fiorenti attività nell’edilizia.
Il flusso del rientro inizia a essere rilevante negli anni duemila anche perché i guadagni a Reggio Emilia non sono inferiori a quelli ottenibili in Germania con il vantaggio che qui si parla l’italiano. Una presenza a Reggio Emilia che supererà le 7.000 unità quasi tutti assorbiti dall’edilizia.
Oggi si possono contare una cinquantina di famiglie cutresi presenti ad Augsburg ma già alcuni stanno facendo rientro in città data la crisi che ha investito il settore dell’edilizia a Reggio Emilia.
La NAK non c’è più ad accoglierli, ha chiuso i battenti nel 1996 e ora al suo posto c’è un centro commerciale: la City-Galerie, dove è facile imbattersi in gruppi di cutresi che lì dentro hanno lavorato per anni.
