Berlino. Ogni legge sociale porta ad una rivoluzione sociale. La Germania supera il binomio uomo-donna e permette l’opzione “diverso” nel registro anagrafe. È quanto approvato la scorsa settimana dal Parlamento tedesco: individui che non si riconoscono né uomo né donna avranno il diritto di riempire la casella con “diverso”.

L’opzione si rivolge a chi presenta caratteristiche fisiche miste, sia maschili che femminili e sarà possibile solo se accompagnata da un certificato medico che ne attesti l’intersessualità. Si potrà scegliere direttamente alla nascita oppure successivamente, e anche effettuare un eventuale cambio di nome.
Il decreto non tematizza la sfera privata quindi l’orientamento sessuale (bisessuali, transessuali), ma tutela la sfera sociale, dunque il rapporto Stato-cittadino e la coscienza identitaria di ognuno. L’articolo 1 della Costituzione tedesca dichiara che la dignità dell’uomo è inviolabile. La legge approvata è la naturale conseguenza di quanto affermato nei principi fondamentali della Grundgesetz e garantisce un riconoscimento ufficiale. Senza tale, chi è diverso è vittima di forme discriminatorie.
Il Bundestag si confronta con il tema dell’ambivalenza/ambiguità, intesa come qualcosa di indefinito, che si muove fuori dagli schemi sociali. L’opzione undefiniert (indefinito) scelta in un primo momento per risolvere la questione, lasciava il soggetto in un limbo nebuloso, definendolo inclassificabile. Siamo abituati a pensare in uno schema binario, in cui un oggetto trova massima espressione nel paragone con il suo antagonista: nero/bianco, ricco/povero. L’opzione “diverso” esce dallo schema uomo/donna in quanto non si rapporta a nulla ma esiste in funzione di se stesso.
Con la terza scelta, divers, l’altro raggiunge uno status identitario ed è messo nella condizione di rapportarsi con lo Stato. Questo lo immette in un iter di tolleranza, rispetto e infine accettazione, perché solo se si parla di qualcosa, questa verrà un giorno accettata. Ogni legge che permette ad un individuo di identificarsi va tutelata.
Quanto approvato si appella alla coscienza identitaria dell’individuo. Il dibattito in Parlamento di martedì scorso è destinato a far riflettere a lungo termine.
Giulia Antonelli