
Monaco di Baviera: Il termine gentrificazione ha compiuto giusto l’anno scorso i suoi primi 50 anni di vita. Una parola quindi non nuova, ma che negli ultimi tempi viene spesso utilizzata da esperti e giornalisti per indicare quel fenomeno sociale che ha invaso, e sempre di più sta invadendo, le città europee, non ultima Monaco. E da cui secondo molti bisogna prendere le distanze.
Ma di cosa si tratta?
Il termine gentrificazione è un neologismo introdotto dalla sociologa inglese Ruth Glass, che negli anni ’60 studiava i cambiamenti fisici e sociali di un particolare quartiere di Londra. La parola gentrificazione è un adattamento quindi della parola inglese gentrification, derivante da gentry, ossia la piccola nobiltà inglese. Nel tempo la parola è giunta ad identificare universalmente la classe media, quella che ha iniziato a formarsi nel periodo di transizione post-industriale dell’economia urbana.
Trovata una grande città, trovato il suo quartiere povero. Spesso sporco, malfamato, brutto, senza alcuna attrattiva, ma in posizione centrale e facile da raggiungere. Dove gli abitanti hanno stipendi sotto la media e il tasso di criminalità è molto alto. Ecco proprio qui ha inizio il fenomeno di gentrificazione, che vede agenzie immobiliari e imprese di costruzione farsi promotori di una completa riqualificazione urbana: ripulire le strade, ristrutturare palazzi decadenti, costruire nuove strade, negozi e ristoranti, e in questo modo modificare l’intero carattere sociale del quartiere.
Area riqualificata quindi dove crescono enormemente i costi degli immobili e con essi della vita in generale, raggiungendo cifre insostenibili per gli abitanti originari che sono così costretti ad abbandonare le loro case e a trasferirsi in zone sempre più lontane dal centro città. Ma anche area attraente per quella classe media, che benestante e desiderosa di fare fruttare il proprio denaro in un investimento sicuro, acquista qui casa, portando con sé nuovi costumi e stili di vita. Il fenomeno di gentrificazione diventa così un vero e proprio processo di emarginazione del più debole, che viene espulso dalle sue terre e “sostituito” da nuovi colonizzatori, che di certo rendono il quartiere alle porte della città più allettante per nuovi residenti e turisti.
Il termine gentrificazione viene in realtà spesso celato sotto altre forme, come rivitalizzazione, rinnovamento, riqualificazione. Ma chi usa queste parole vuole vedere di questa medaglia solo la parte più splendente e ignorare gli interessi della parte più povera della città.
E a Monaco, cosa sta succedendo?
Anche Monaco, come molte altre città europee, ha vissuto, sebbene in ritardo sui tempi, questo fenomeno. Certo il capoluogo bavarese non aveva al tempo alcuna industria pesante, ma aveva comunque i suoi quartieri “operai” vicini al centro città (un esempio è il Glasscherbenviertel, oggi conosciuto con il nome di Haidhausen).
La presenza quasi esclusiva di “industria bianca” ha fatto sì che Monaco non subisse come altre città la pressione e le difficoltà dovute alla crisi industriale degli anni ’60, ma anzi ha aiutato la città a crescere e a beneficiare in alcuni casi delle sciagure altrui. Moltissime grandi aziende infatti hanno lasciato Berlino per trasferirsi a Monaco e lì restare. Un esempio su tutti la Siemens, che proprio in quegli anni ha spostato nel Bayern il proprio quartier generale.
La crescita enorme e continua della città ha determinato una pesante riqualificazione di quei quartieri un tempo esclusivamente “operai”: densamente abitati, sporchi, rumorosi, disdegnati da quella ricca borghesia che preferiva la tranquillità della periferia. Ma con la rivitalizzazione dei quartieri, degli edifici e delle infrastrutture tutto cambia e il desiderio di molti è quello di trasferirsi il più vicino possibile al centro città. Si insinua anche a Monaco quel fenomeno di gentrificazione, che confina i più poveri e fa entrare dalla porta principale i più abbienti.
Insieme al tessuto sociale cambiano i valori comuni: urbanità diventa la parola chiave, partecipare alla vita pubblica e culturale, sentirsi partecipe di ciò che accade nel proprio quartiere, fare passeggiate e godersi ogni singolo evento, questo è ciò che ora conta di più. Gli spazi pubblici diventano molto più importanti che in passato, perché vissuti come strumenti fondamentali per la crescita e la sopravvivenza della propria rete amicale.
Non c’è limite allo sviluppo, ma la storia ci insegna che non sempre crescita ed espansione sono positivi. Monaco non ha ancora arrestato il suo sviluppo economico ed è proprio da questo che derivano i suoi problemi di oggi: il suo mercato immobiliare sta implodendo, sempre più persone sono costrette ad abbandonare le loro case perché impossibilitati a pagare un affitto ormai alle stelle.
E la storia, come spesso accade, si ripete. Un nuovo e più forte processo di gentrificazione si è avviato in città e se il comune non prenderà decisivi provvedimenti per combattere questo meccanismo di repressione allora non potrà che andare sempre peggio. La città deve diventare una più grande “padrona di casa”, per assicurare un maggior numero di alloggi pubblici a prezzi accessibili, per garantire cioè più grandi quote di edilizia controllata e quindi un migliore mix sociale.