
Monaco di Baviera. La nuova sfida del futuro è la digitalizzazione. Internet è entrato nelle nostre case, ha stravolto le relazioni interpersonali, il modo di conoscere le persone e di farsi conoscere. Ci ha resi veloci, dinamici, onnipresenti. Il dibattito attuale riguarda il lavoro. Secondo il presidente degli imprenditori Ingo Kramer, l’idea delle 8ore lavorative (turno dale 9 alle 17) è un concetto ormai superato e incompatibile con i nuovi ritmi di vita. Ciò che molti propongono sono tempi più flessibili. Flessibilità è un termine fluido/liquido, a cui bisogna dare un recipiente nel quale prendere forma e assumere contorni definiti.
Puó essere infatti un´arma a doppio taglio. Da una parte implica la possibilità per il dipendente di personalizzare gli orari. Teilzeit (tempo ridotto), Gleitzeit (tempo flessibile), permettono di organizzare la propria vita lavorativa in base alle proprie esigenze. E non il contrario. Dall´altra parte anche il dovere di essere rintracciabili dopo l’orario di lavoro o di dover svolgere le ultime pratiche a casa. Quì il punto della discussione.
A dar voce ai lavoratori Andrea Nahles, ministro tedesco del lavoro, la quale richiama l’attenzione sulla necessità impellente di leggi che tutelino l’Home office, ovvero chi svolge delle pratiche aziendali non dall’ufficio. La Nahles sottolinea che non debba diventare abitudine tornare a casa dopo una giornata di lavoro e riaccendere nuovamente il computer per controllare un’e-mail aziendale o fare una telefonata ad un fornitore.
Flessibilità sì, ma retribuita. Kramer se ne dichiara invece contrario, obiettando in primis che non tutte le attività si prestano ad essere svolte fuori da un contesto aziendale. Inoltre il fatto che lasciare troppa responsabilità ed incarichi ad un singolo possa rappresentare un rischio per l´azienda stessa. In tutto ciò bisogna però essere flessibili.
Il rischio è che il concetto di flessibilità si trasformi automaticamente in una mancanza di tutela per il lavoratore. In merito si esprime anche Annelie Buntenbach, vorstandmitglied del DGB (Deutscher Gewerkschaftsbund): secondo uno studio, due terzi degli intervistati non vede nessun riconoscimento sia in termini economici che di tempo (Zeitasusgleich) per le pratiche svolte fuori dall´ufficio.
Il mondo si muove e cambia in base alle leggi dettate da Internet. In una società che corre guardando l’orologio, l’home office può essere l´ancora di salvezza per quei genitori che vorrebbero trascorrere più tempo in famiglia. C’è bisogno tuttavia di un piano legislativo che tenga in considerazione entrambi gli aspetti, sia quello sociale che economico. La sfida è aperta.