Germania: Mercato del lavoro, tra dati rassicuranti e perplessità dell’opposizione

Germania: i dati dal mercato del lavoro
Germania: i dati dal mercato del lavoro

Germania. Dati positivi ci arrivano dal mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione registrato a gennaio 2017 per l’intera Germania è inferiore a quello calcolato per il mese dell’anno precedente. Secondo quanto annunciato dal Bundesagentur und Regierung, ad inizio anno sono 2,777 milioni le persone registrate all’Arbeitsagentur come senza lavoro, ovvero ufficialmente 143.000 utenti in meno nella statistica di chi cerca un impiego. In percentuale sono 6,3% i disoccupati in tutto lo stato federale.

Per la regione Bayern i numeri sembrano essere altrettanto confortanti. Gennaio ha registrato nel Freistaat, secondo un calcolo del Regionaldirektion der Bundesagentur für Arbeit, 14.500 disoccupati in meno.

Il confronto con il mese di dicembre ci comunica dati all’apparenza preoccupanti. In relazione al mese scorso, gennaio si apre con un aumento del numero di persone che cercano un lavoro, ovvero 42.000 disoccupati. Ma non è una novità che nel periodo invernale il tasso di disoccupazione o richiedenti impiego si alzi, tutto dovuto all’esistenza di tipologia di lavoro che, per caratteristiche proprie (come la categoria dei giardinieri o gli operai edili), richiedono una pausa dell’esercizio durante l’inverno. Quindi, rispetto a dicembre, l’anno inizia sì con un aumento del tasso di disoccupazione – un totale di 276.000 Jobsucher, – ma si tratta comunque di un dato positivo, tenendo appunto conto della peculiarità stagionale.

Parlando in percentuale, è di 3,8% la cifra per i disoccupati ad inizio anno 2017, ovvero 0,5 in più rispetto a dicembre, ma notevolmente meno in relazione agli anni precedenti.

Negli ultimi tre anni il tasso di disoccupazione è sceso sempre più, fino a raggiungere nel 2017 una quota percentuale, per la prima volta da 26 anni, sotto il 4%.

Eppure il calcolo statistico risulta essere impreciso e fuorviante, se nel conteggio non rientrano anche tutti coloro che, pur essendo disoccupati o cercano un impiego, non compaiono nel registro del Bundesagentur für Arbeit. Come dimostrano i numeri dei continui arrivi di rifugiati, immigrati e richiedenti asilo, dal 2015 ad oggi, c’è una discrepanza tra le statistiche dell’agenzia per il lavoro e quelle del censimento. In confronto alle migliaia e migliaia di arrivi registrati dal 2015 ad oggi – circa 425.000 – , fino al dicembre 2016 risultano essere solamente 175.000 i richiedenti asilo che compaiono nelle statistiche dei disoccupati. E tutti gli altri? Impossibile pensare che abbiano di fatto trovato un impiego.

Perplessità sul reale valore dei numeri emergono sul fronte dell’opposizione al governo, specialmente dal Linkspartei.

Le fonti ufficiali potrebbero differire dalla effettiva realtà dei fatti. Dove compaiono, ad esempio, tutti coloro che, seppur disoccupati, hanno rinunciato rassegnati all’idea di trovare un impiego e pertanto non rientrano più nel registro dell’Arbeitagentur? Oppure semplicemente coloro che aspettano un’offerta di lavoro adeguata alle loro aspettative e non si sono mai registrati presso l’agenzia, non cercando direttamente un impiego.

Oppure c’è il caso della decisione del governo del 2009, riguardante il trattamento della legge Hartz-IV-Beziehern, che prevede, nel caso non si ottenga da 12 mesi nessuna offerta di lavoro garantita dalla previdenza sociale, l’automatica scomparsa dei presunti beneficiari dal registro dei disoccupati. Ma anche tutti coloro che frequentano corsi dalla durata di due settimane non vengono conteggiati, secondo una delibera del governo del 2002, nel numero dei senza lavoro.

Riferiamoci ad una realtà un po’ più concreta del generico quanto complesso mondo della regione Bayern. Prendiamo in considerazione Augsburg.

Qui si è registrato, per la prima volta dal 1980, un calo del numero della disoccupazione, con un valore del 4,1% secondo l’Arbeitsagentur Ausgsburg. È specificato che circa un terzo del numero totale dei senza lavoro è formato da Ausländer muniti di passaporto, e il 20% è composto da rifugiati, principalmente provenienti da stati quali Siria, Afganistan e Iraq. Secondo quanto riportato dalle indagini dell’agenzia del lavoro, questa categoria rappresenta l’unico gruppo in cui si è verificato un aumento del numero di iscritti al registro dei disoccupati.

Dati invece positivi provengono da altre categorie, quali i giovani sotto i 25 anni, gli individui oltre i 50 e persone con serie disabilità. Qui i calcoli mostrano un notevole miglioramento della situazione occupazionale rispetto al 2016.

Quali conclusioni, dunque, trarre? Sicuramente i numeri sono positivi, ma non si può fare a meno di non tenere conto delle perplessità sollevate dalle opposizioni su ciò che i numeri o non includono o non possono spiegare.