
Monaco di Baviera: A poche settimane dalle elezioni del Comites previste per il 19 dicembre, lunedì 10 novembre il Consiglio dei Ministri ha deciso di posticipare le elezioni a primavera 2015 (17 aprile da confermare) “per favorire una maggiore affluenza al voto, visto che la nuova procedura di registrazione introdotta per la prima volta richiede tempi ulteriori per raccogliere una più vasta partecipazione“.
Questa decisione arriva a sorpresa nel giorno in cui ilSoleItaliano ha intervistato il Console Generale di Monaco Filippo Scammacca proprio per cercare di capire il perché della scarsa partecipazione della comunità italiana, il ruolo e l’utilità del Comites, e i rapporti con il Consolato.
In attesa di nuove indicazioni sulle elezioni del 2015, ecco come è andata l’intervista con il Console Generale.
Che organo è il Comites? Che funzioni svolge? Qual è il suo ruolo per legge e cosa fa nel concreto?
Il Comites è un organismo istituito da una legge italiana che rappresenta la collettività degli italiani all’estero ed è eletto direttamente dagli elettori residenti nella circoscrizione. Esprime il suo parere su certi finanziamenti erogati dal Ministero degli Esteri, per esempio per i corsi di cultura e per la stampa. Inoltre offre dei servizi. Il Comites di Monaco dispone di una segreteria che cerca di dare risposte, consigli e informazioni su richiesta.
È un ente riconosciuto dalle autorità locali?
Può essere riconosciuto anche dalle autorità locali, ma non essendo previsto dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, può anche non esserlo. Il Comites di Monaco è rappresentato da persone impegnate e serie, è stato spesso accettato come interlocutore al mio fianco in presenza di sindaci, ministri ed esponenti di associazioni locali tedesche. Anche in mia assenza è astato ammesso come interlocutore nella tavola rotonda per l’integrazione e in altri fori di dialogo organizzati dal governo federale. Quindi la mia impressione del Comites è più che positiva nonostante purtroppo il suo mandato sia stato prolungato parecchie volte e nella fase finale della sua attività ha avvertito un problema di rappresentatività che spero queste elezioni di dicembre riusciranno in parte a colmare.
Proprio in vista di queste elezioni il Consolato ha fatto girare pochi giorni fa un appello via email ai cittadini italiani invitandoli ad iscriversi alle liste degli elettori, al momento molto ridotte. Come si spiega questa scarsa partecipazione?
Sì, stiamo cercando di rafforzare la lista elettori perché il Comites non sia eletto da una percentuale troppo ridotta. Sulle motivazioni posso solo avanzare delle ipotesi. Si avverte una scarsa volontà delle persone, spesso quelle delle nuove generazioni, a integrarsi nelle associazioni e nelle istituzioni rappresentative. C’è un cambio di generazione particolarmente forte a Monaco e molte persone probabilmente non si sentono coinvolte. E poi nei rapporti con il consolato c’è senza dubbio un certo malessere. Ci accusano, con ragione, di non rispondere al telefono con sufficiente precisione, abbiamo dei tempi di attesa abbastanza lunghi per i servizi che non dipendono da cattiva volontà mia o dei miei collaboratori, ma dal fatto che siamo troppo pochi rispetto alla domanda.
L’email che abbiamo inviato a decine di migliaia di persone ha avuto una reazione immediata. Molte persone ci hanno risposto per iscriversi, ma altre che ci hanno comunicato che non intendevano partecipare perché non credono nell’utilità del Comites, spiegandoci anche i motivi. Per noi è stato interessante venire a conoscere queste critiche perché confermano l’esigenza di rilanciare questa istituzione nella percezione delle persone.
Mi può fare qualche esempio pratico di critica che ha ricevuto per email in questi giorni in risposta al vostro appello?
Una persona ad esempio scriveva: “So benissimo come difendere i miei diritti e non credo che lo possa fare il Comites. Non mi sento parte di questa istituzione e non intendo concorrere alla sua elezione”. Ma non si tratta di difendere dei diritti, per quello c’è il tribunale. Qui si tratta di promuovere degli interessi, come la partecipazione degli italiani alla politica locale. Ci sono delle elezioni alle quali possiamo eleggere ed essere eletti: le elezioni comunali, le elezioni europee per esempio. Questi sono tutti interessi che il Comites può tutelare.
Un altro esempio: quando venne introdotta nel 2001 la nuova legge sulla cittadinanza che permette a tutti i nati in Baviera di essere automaticamente tedeschi, fece un’azione insieme all’allora Console d’Italia, per far fronte a una mancanza di volontà da parte di alcune istituzioni in Baviera di attuare quella legge. Quindi il Comites può svolgere un ruolo utile.
Vista la poca partecipazione degli italiani da un lato, e il prolungamento delle cariche dei membri dall’altro, non c’è il rischio che all’interno del Comites circolino sempre le stesse persone?
Non credo che sarà così perché questa volta tra i candidati ci sono dei veri e propri outsider, tra l’altro molto giovani, che non hanno mai avuto incarichi nel quadro del Comites. Quindi non è vero che vengono elette sempre le stesse persone.
Come funzionano le elezioni quest’anno?
Diversamente dalle altre volte dove ogni italiano che era iscritto da noi riceveva automaticamente la scheda elettorale e votava, (un procedimento che implicava un’attesa di sei mesi), quest’anno chi vuole votare deve registrarsi per poter partecipare. Un po’ come nelle elezioni americane, ma anche come fanno altri Paesi. Gli stessi francesi hanno un organismo che assomiglia al Comites. È una decisione del parlamento italiano che ha delle ragioni d’essere.
Perché esiste il Comites e perché è necessario un ente per italiani che si interfacci con un Consolato italiano?
Il Comites esiste perché è stato creato da una legge italiana che oramai ha vari decenni. È una forma di democrazia, di partecipazione. In questi anni io ho trovato un ottimo interlocutore nel Comites. Non è detto che sia sempre così, possono accadere delle situazioni dove al contrario ci sono delle forti divergenze, personalismi, polemiche fini a se stesse. Non sto dicendo nemmeno che il Comites sia indispensabile, ma credo che sia uno strumento utile e siccome la legge lo prevede è giusto che ci sia e che funzioni.
In conclusione, Comites sì o Comites no?
Io credo nel confronto, nell’esigenza di motivare le proprie decisioni. Credo giustissimo avere un organismo con cui l’autorità consolare si può confrontare. È un rapporto dialettico, non sempre di convergenza, che qui ha funzionato benissimo con gli attuali membri del Comites uscente, in particolare col presidente Claudio Cumani.
In base alla Sua esperienza e ai Suoi auspici, cosa si dovrebbe fare per migliorare il lavoro del Consolato?
Per il momento abbiamo una missione in gran parte legata ai servizi consolari per cui vorrei soltanto poter disporre di più persone per offrire servizi in condizioni migliori. Poi, se potessi, sarebbe molto utile potenziare le attività a favore della comunità italiana attraverso strumenti che facilitino i rapporti politici, attraverso iniziative dedicate all’integrazione della collettività. Penso che in futuro ci sarà un ripensamento dell’intero esercizio consolare all’interno dell’Unione Europea e spero che un giorno l’italiano potrà –almeno per alcuni servizi – rivolgersi al Comune di origine. Il Consolato offre davvero un valore aggiunto quando migliora la percezione che il Paese ospite ha dell’Italia, quando si riesce a promuovere la lingua italiana nelle scuole locali (come abbiamo fatto con l’apertura della scuola elementare italo-tedesca Leonardo da Vinci), quando si ha la possibilità di creare migliori opportunità per le nostre imprese. Queste iniziative che il Consolato potrebbe moltiplicare non le può fare perché alla fine a svolgere queste attività il Console è da solo con la segretaria. Anche la festa di strada che abbiamo fatto quest’estate l’abbiamo organizzata io, la segretaria e un gruppo di non più di una decina di volontari.
E per quanto riguarda il Comites?
La riforma della legge dei Comites è sempre all’ordine del giorno in Parlamento, mi è difficile esprimermi. Penso che il Comites sia utile come organismo di confronto, che riesca a rappresentare la collettività e a dare impulsi positivi. Certo può essere anche un’istanza di freno, dipende dalle singole circostanze e dalle persone, più che dalle regole. Forse si potrebbe dargli maggiori strumenti per permettergli più autonomia finanziaria perché purtroppo alcune cose si possono fare se ci sono i mezzi materiali. Ovviamente bisogna guardarsi contro certe derive che potrebbero essere populistiche e controproducenti.