
Monaco di Baviera. La radice ariana AR dà al sanscrito il suo idioma RTI, che poi, con quel misterioso diffondersi di una lingua in tante direzioni diverse, anche ben lontane dal luogo originario di provenienza, è entrata nel mondo occidentale e ha formato la parola latina Artem. Arte.
Da quel suono originario “ar” con il significato di mettere in moto, al sanscrito “rti” per maniera, ecco che il concetto di fare come attività che produce qualcosa trova la sua parola.
Un termine, arte, che in origine aveva un’accezione meccanica ed utilitaristica del creare. Non era tanto il bello ad essere perseguito, quanto l’utile in seno di un risultato favorevole alle attività umane. L’arte doveva avere un effetto sulle azioni umane aiutandole a migliorare la proprio resa. La contemplazione estetica è stata un passo successivo, con l’arrivo del concetto di stile.
L’arte piace, fa godere, suscita reazioni e sentimenti. Ma è anche, riferendoci all’etimologia del termine, un mezzo che interagisce ed interviene nella quotidianità dell’uomo e nel suo fare. Non solo un oggetto estetico, dunque, ma anche un artefatto che accompagna l’esistenza.
Il referente culturale della città di Monaco Hans-Georg Küppers sembra averlo ben presente, quando sostiene il progetto di un’arte estesa alla città e nella città, in luoghi pubblici e non rinchiusa solo in stanze e musei. L’installazione del 2014, Strohballen (balle di fieno) dell’artista Michael Beutler, presso ed attorno la pinacoteca ma non al suo interno, richiedeva un’attenzione e partecipazione dell’intera cittadinanza, e ricevette una risposta inverosimile, un coinvolgimento collettivo mai immaginato.
In una installazione dell’autunno 2016, la serie Infra-Beuys degli artisti Paul Huf e Lars Mentrup, il tema della condizione dei senza tetto era al centro del progetto. Si trattò di una scultura sociale che, prevedendo ed effettivamente ottenendo il coinvolgimento di un vasto numero di persone, stimolò reazioni, emotive quanto mentali, dei partecipanti.
Anche quando l’arte agisce sulle menti, e non direttamente su azioni umane, il significato originario del termine non viene meno, ma solo traslato da un concetto materiale ad uno più concettuale. Ecco qui sempre un movimento, del pensiero questa volta, che dall’artista si insinua nelle menti di chi osserva e gode dell’arte.

Monaco è l’apri fila di queste iniziative culturali volte a progetti di un’arte che espande nel territorio la sua potenza. Qualcosa come le Land arts della seconda metà del ‘900. È il tipo d’arte che può provocare sconcerto e confusione, disorienta e colpisce la sensibilità, fa sorridere e ridere, oppure causa il rigetto e il rifiuto della sua stessa presenza. Proprio per queste sue peculiari funzioni, è un’arte di cui la città, secondo Hans-Georg Küppers, necessita. Monaco lo ha capito bene, e non si tira indietro nello spendere 900.000 per i progetti culturali. C’è chi ha alzato polemiche, ovviamente, chiedendosi se queste spese siano necessarie o utili. O se possano mai avere una valenza estetica apprezzabile.
Ma il referente culturale di Monaco tiene a sottolineare l’importanza di questo investimento: <<E’ indifferente se piaccia o meno. Deve indurre la riflessione>>. Un approccio che la città di Monaco persiste nell’avere, da ormai circa 30 anni, con i progetti d’arte temporanei. Il principio cardine è sempre lo stesso: situazioni e luoghi devono essere visti in modo nuovo ed insolito.
E quale sarà mai l’etimologia del termine tedesco per arte, ovvero Kunst? In origine era il sostantivo astratto del verbo können, ovvero potere, tutto ciò che l’uomo controlla: la conoscenza, il sapere, l’abilità. Artificio dell’uomo che, a differenza della natura, poteva essere padroneggiato. Uno strumento per conoscere e pensare al nuovo. Qualcosa da fare e da proporre.
Quando l’arte raggiunge una grande risonanza, allora ecco che quel movimento relativo all’etimo si mette in atto. Le esperienze di Monaco sono là a confermarlo. Come il progetto ad Hasenbergl, lo Zeitkapsel (capsula del tempo) dell’artista Pia Lanzinger, che ha agito su un intero quartiere rivolgendosi ad eredità culturali. O l’installazione Heimleuchten di Stafanie Unruh, un’opera d’arte ad impatto poetico che, con l’utilizzo di 15 diverse colorate lampade da giardino, ha reso un ambiente tetro e desolato come Ratzingerplatz un posto un po’ più allegro e spensierato. Ecco qui dunque alcuni esempi di cosa l’uomo può fare per mettere in moto idee, sensazioni, pensieri, emozioni.
Arte. Kunst. Comunicazioni, dialoghi e trasferimento di significati. Persiste ancora il dubbio che quest’arte sia necessaria?
Monaco continuerà ad insistere su questi progetti culturali. Il comitato consultivo si riunirà, dibatterà sulle idee presentate dai concorrenti, sceglierà in base alla maggioranza i progetti che hanno prevalso, permetterà ad artisti emergenti di presentare i loro lavori e chiamerà in causa l’intera cittadinanza ad osservare, giudicare, pensare, riflettere e trarre le loro conclusioni. Chissà se anche altre città seguiranno l’esempio di Monaco.