Il lato oscuro dell’Oktoberfest

Monaco di Baviera: Oktoberfest
Monaco di Baviera: Oktoberfest (foto di Simona Morani)

Monaco di Baviera: Come per tutte le cose, anche l’Oktoberfest ha il suo lato oscuro. Seppur evidente, questo lato è spesso posto in secondo piano a favore degli elementi festaioli e fiabeschi che caratterizzano questo evento.

Quando si parla di Oktoberfest, di fatto, si pensa subito a una festa gigantesca in cui si beve birra, si canta, si balla e si è felici. Una specie di gigante paese dei balocchi nel quale potere esprimere se stessi, dimenticare il lavoro, i problemi e la quotidianità stressante che ci attendono a casa. Saranno i colori, i Lebkuchen speziati a forma di cuore, le mele glassate, gli abiti tradizionali che ricordano un po’ Hansel e Gretel e che vorremmo indossare almeno una volta davanti allo specchio. Ma l’Oktoberfest non è soltanto un enorme spazio di simpatica goliardia: come per tutte le cose, nasconde il suo lato oscuro. È l’aspetto grottesco e letteralmente disgustoso di una festa che comprende anche eccessi e superamento di ogni limite umano.

Partiamo dalla stazione centrale, la Hauptbahnhof: chi ci arriva durante i weekend di questi fatidici sedici giorni, viene accolto da un tanfo micidiale: un miscuglio di puzzo di birra e vomito. E chissà cos’altro. Se poi si procede lungo i binari e si accede all’area che porta alle metropolitane, si intravedono i primi loschi personaggi che bivaccano per terra o si aggirano barcollando senza una meta con una bottiglia in mano. Sono gli ubriachi fradici che si sono persi per la città o aspettano qualcuno di cui al momento non ricordano di preciso il nome.
Da come ondeggiano e strabuzzano gli occhi sembrano i primi testimoni di un’imminente invasione di zombie. Il regista del film horror “28 giorni dopo”, Danny Boyle, deve essere sicuramente passato per Monaco per trovare ispirazione.

Per le strade mai come in questi giorni ci si imbatte in donne e uomini in preda a crisi di pianti così disperati, che si avrebbe voglia di andare a chiedere loro cosa sia mai successo, se non fosse che il motivo lo sappiamo già: si sono fatti centinaia di chilometri per venire a festeggiare, ma non hanno saputo contenersi e ora l’alcol li fa reagire così.

Per non parlare invece, di chi con l’alcol diventa aggressivo e si ritrova a tirare cazzotti per una briciola di Brezel che il vicino di tavolo gli ha allegramente tirato addosso perché a lui invece, l’alcol lo fa diventare spiritosone.

Poi ci sono quelli che si arrapano, e se la giapponese in gonnellino finto Dirndl comprato al banchetto dei turisti si fida troppo, finisce che lui la porta in un angolo appartato e non è ben chiaro se lei sia consenziente o no. Non è abituata alla birra tedesca, ma ai continui brindisi in compagnia come rifiutare? Poi hai voglia a spiegare alla polizia che si trattava di stupro.

Ogni anno la stessa solfa, e le vittime tedesche, australiane, americane, asiatiche hanno tutte una cosa in comune: avevano alzato il gomito fino a non essere più in grado di difendersi, fino a trovare del tutto normale il fatto di andare via da sole con uno sconosciuto.

Gli incidenti possono essere anche ben più gravi. Quasi ogni anno qualcuno perde la vita, chi cadendo dal balcone dell’albergo dopo avere avuto la brillante idea di orinare al piano di sotto, chi soffocato nel proprio vomito. Qualcuno cade sui binari della metropolitana e rimane schiacciato sotto al treno in arrivo.

Sono le tragedie dell’Oktoberfest, le rare ma pur sempre puntuali disgrazie di tedeschi e turisti stranieri che sono andati di propria volontà incontro alla loro fine, pensando di andare a una festa.