
Monaco di Baviera: tra architetti, consiglieri comunali, commercianti e abitanti del quartiere è in corso da tempo, anche se in maniera informale e non continuativa, un lungo e complesso dibattito: che ruolo deve ricoprire il centro cittadino per il capoluogo bavarese?
Per i milioni di turisti che si recano qui ogni anno la zona pedonale di Monaco è come un gigantesco centro commerciale. La Kaufingerstraße e la Maximilianstraße possono essere paragonate alle vie dello shopping più gettonate di altre capitali del mondo occidentale come Parigi, New York e Londra, con esattamente gli stessi negozi e le stesse marche. Le facciate di architettura tradizionale spariscono quasi sotto le gigantesche insegne colorate.
I commercianti e le grandi industrie della moda sanno quanto valga un “posto nella vetrina bavarese” e investono in questi metri quadrati che di anno in anno aumentano spropositatamente di valore (si calcola fino a € 330 per metro quadrato), tanto che i piccoli commercianti e le imprese familiari non possono permettersi un locale in zona. Anche l’impresa della famiglia Dallmayr, che pur piccola non è, afferma che se lo stabile non fosse di proprietà della famiglia non potrebbero permetterselo.
Ma quindi dov’è la “vita” di Monaco? Per molti è chiaro: ormai si è spostata altrove, in quartieri come Giesing, Isarvorstadt e Schwanthalerhöhe (Westend).
Alcuni commercianti e cittadini però non si arrendono, e sognano un centro cittadino che non sia solo shopping e birrerie, ma ospiti molti eventi e vitalità culturale. Si parla di concerti all’aria aperta, di letture nei bar all’aperto, nello stile della “Shopping Nacht” che però viene organizzata una volta sola all’anno.
Quello che si cerca di promuovere è insomma il fatto che il centro possa comunicare ancora un’idea di vitalità, offrendo sempre stimoli nuovi. I simboli di un passato ormai lontano, come i piccoli cinema a Karlstor e il Tivoli devono essere sostenuti. E soprattutto non bisognerebbe prendere spunto solo dal passato ma guardare anche al futuro e osare, progettando e concependo nuovi spazi sia dal punto di vista del loro utilizzo che da quello architettonico. Per fare questo bisognerebbe rendere gli immobili del quartiere non così irraggiungibili per gli investitori che vogliono costruire progetti veri, non solo vetrine in centro.