Roma: Pesca Grossa al Laghetto dell’EUR

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Alcuni giorni fa ho assistito alla pesca di frodo, nelle acque, non certo pulite e limpide, del laghetto dell’EUR  a Roma, di un grosso pesce da parte di un uomo che dall’accento era di chiara origine non italiana.

Quello che mi ha colpito sono stati i commenti delle persone che hanno assistito a tale pesca.

La prima espressione che si è alzata dalla folla presente, all’uscita del pesce, è stata: “ammappete”, in chiaro accento romanesco.

Contemporaneamente una signora passante redarguisce il pescatore: “qui è vietato pescare”

Uno spettatore della prima ora risponde in romanesco: “signora cià fame deve magnà…” e rivolgendosi al pescatore:  “…sbrigate però”.

Una pesca contro il tempo, una pesca per la fame. Movimenti sapienti e veloci, un semplice amo con un normale filo di lenza e per le mani di un esperto e affamato pescatore è un gioco da ragazzi tirare fuori dall’acqua un pesce di ragguardevoli dimensioni. Il suo compare in un baleno salta la recinzione e infilano il pesce in un carrello-zaino da spesa ed in un paio di minuti si dileguano.

Le persone presenti hanno assistito quasi ammutoliti, fino all’ammappete. C’erano famiglie con bambini, certo non sarà stato facile per i genitori confrontarsi con i figli su quanto visto. I bambini lo avranno visto sicuramente come un gioco, i genitori un po’ meno. Combattuti, forse, dallo spiegare ai figli che non è legale quello che hanno visto e doversi sobbarcare una marea di domande dei piccoli: possiamo pescare anche noi? Perché loro si e noi no? perché nessuno li ha fermati se era illegale? Perche nessuno ha chiamato la polizia?…

Educare un figlio a rispettare le regole non è facile, una cosa è la teoria una cosa è la pratica, la vita che ti mette davanti alle situazioni reali che cozzano con la legge e la legge che non collima con la tua coscienza.

Mi allontano con i miei pensieri che si attorcigliano  sempre di più, in una esaltazione dello sdoppiamento dei pensieri: favorevoli e contrari. Ognuno con la propria logica e la propria morale. Mi immagino la grigliata che faranno, magari insieme alle loro famiglie o amici.

Il suono della tromba di un auto mi porta sulla terra e mi ritrovo davanti ad un ristorante di pesce e tutto ad un tratto mi sale un terzo pensiero: e se lo dovessero vendere? Un brivido mi assale per la schiena. Per alcuni giorni non mangerò pesce nei ristoranti.